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Rosario Salvatore Di Modica
Le sue 160 poesie
| Bugiarda! Infida, vile, traditrice!
indegna di fiducia e di ogni amore,
infame donna e triste meretrice
che affoga la coscienza nel torpore!
Presente sempre meno nei miei sogni
dai bei colori pallidi e sbiaditi
ti accuso; eppure non te ne
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| Non manca mai a nessuno quell’amico,
ridendo or ve lo dico, deficiente
a cui non basta niente; e niente cerca
quel sordido importuno che l’intrico,
che qui lo maledico, ed ampiamente!
E quotidianamente noi si alterca
per quella sua ricerca
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| Venisse anche il diluvio universale
o un terremoto senza precedenti
spazzando via per sempre ogni animale,
ogni essere vivente e i putrescenti
ridicoli ed abietti vermi inutili
che brulicando infestano con futili
meschini atteggiamenti questo
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| Seduti sulla spiaggia noi da soli,
fra tutta questa gente scalmanata
giocando il più piacevole dei ruoli,
che é quello dell’amato e dell’amata
che trascurando il mondo tutto intorno
non vedono che il cielo e i loro occhi
vivendo solo l’infinito
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| Rido! Poeta! Ascolta, vai più piano!
Raffredda questa folle frenesia,
che non poeta sei, semmai artigiano
prestato un po’ per caso alla poesia.
Condotto all’avventura per la mano,
sospinto lungi dall’atarassia
dal creativo fuoco di
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| Ed ora siediti daccanto a me,
mettiti comoda, faremo tardi,
e basta frottole: sono il tuo re!
Nessuna regola, ma solo azzardi,
carezze languide, senza un perché,
ché nei tuoi avidi occhi bugiardi
a parte il fascino, non v’é alcunché;
dolci sí
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| Dagli Efesini, cinque, sbigottito
apprendo che ogni brava donna e moglie
deve esser sottomessa a suo marito!
Ma è lei che dà la vita fra le doglie,
è lei che è forza all’uomo indebolito:
ed alla fine cosa ne raccoglie?
Ma quale amore! È legge del
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| Vi narrerò la storia d’una bella
fanciulla catanese: Gammazita
che per la sua virtù diede la vita,
morendo intonsa e pura, da pulcella.
Correva quasi quel milletrecento,
quel tempo tanto oscuro, sì crudele;
il vivere difficile, cruento.
Ed
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| Da lungi si vede un battello,
il cuore già cede.
L’attesa finisce, lo spero,
la nebbia schiarisce.
Sull’albero vola un uccello
e quella bestiola
volteggia felice nell’aria,
di gioia latrice;
e sembra volere scacciare
le cure più nere,
le pene
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| Sì, passa il tempo, i giorni e pure l’ore;
e nella tua clessidra intanto scende
veloce o lenta, segue le vicende,
la sabbia, senza fare alcun rumore.
Mi lavo ma non posso allontanare
questa pesante patina dal volto,
untuoso strato di ogni
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| Ricordi di passione; guardo il letto
su cui noi si giaceva e quei cuscini,
intrisi del sudore e dell’affetto
di quando dormivamo lì, vicini,
e che ora smunti, perso ogni colore
accolgono due corpi i cui destini
divergono così, senza clamore:
e
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| Sei così bella sotto l’ombrellone,
col costumino e quegli occhiali scuri.
Quel tizio che ti punta, un vero Adone,
non so se odiarlo o fargli i miei auguri.
Ed io invece, come un accattone,
che annego dentro i miei pensieri impuri,
e che di
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| Ognuno dei ricordi nella mente:
impressi a fuoco, tagli nella pelle,
ferite sanguinanti dolcemente,
frammenti ormai indistinti, particelle
di un’onda tramutatasi in frangente,
d’evanescente polvere di stelle,
casuale irripetibile accidente,
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| La penna che tu stringi nella mano,
la pioggia che ti scivola sul viso,
il vento che ti fende sì deciso
o quel ricordo lieto, pur lontano:
né mai esistette amor dolce e profano
che dalla gelosia venne diviso;
né mai per questo, amante fu
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| Uniti da una forza superiore,
o da un destino dolce quanto bieco;
insieme nella gioia e nel dolore:
la lacrima trabocca dallo speco;
sovrasta strepitii e forte clangore
l’ilarità, e sussurri urla l’eco.
Beffardamente insieme: col furore
che
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