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Rosario Salvatore Di Modica
Le sue 160 poesie
Fin troppe volte ho alzato gli occhi al cielo
in cerca di risposte alle domande,
di quelle verità a cui anelo;
smarrita nell’immensamente grande,
collassa, la coscienza, poi si espande;
e all’improvviso temo di capire:
noi siamo come fiori di
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Albeggia, poi è notte, e poi mattino;
si staglia in mente il tuo pensiero appena
le palpebre mi si aprono; ma qua,
in questo anfratto buio dentro al cuore,
la luce del tuo viso langue, smuore;
confondo dunque i sogni e la realtà;
nei sogni é
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Poggia la mano qui su questo nudo petto:
tremo per quel che hai detto, pel fiore che appassì;
e quel gambo ritorto di rose rosse e bianche
dalle corolle stanche, dall’incarnato smorto
piange quei baci persi qui in stanze di ricordi
che piene già
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Che mi eviti, mi ignori, non negare.
Ti voglio e voglio farti una proposta,
per quello che c’è stato, me lo devi:
facciamo finta che ci amiamo ancora.
Vorrei fuggirti; eppure la mia prora
dirige verso te; pensieri grevi,
ché averti perso è
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Ti tengo accoccolata fra le braccia
e sembra un incredibile portento,
cullàti dal silenzio e dalle luci
dei fari di passanti indifferenti,
a suggere e gustare quei momenti
di lucida follia a cui conduci;
immobile, a tenerti; ed è un tormento,
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Comincia male questo nuovo anno,
lontana mille miglia dai miei occhi,
nascosta nelle pieghe dei ricordi,
ammutolita voce che si perde
in un paesaggio tetro e mai più verde
un tempo rallegrato dagli accordi,
da sogni ad occhi aperti, da tuoi
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Con mia sorpresa, morto, vedo Dio!
Eternità, spalancami le porte
del paradiso: entro pure io!
O avresti destinato un’altra sorte?
Se mi condanni ai fuochi dell’inferno,
commetti un’ingiustizia madornale;
perché dovrei bruciare, ed in eterno,
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Mi mette un po’ tristezza, sai, Natale.
Molta tristezza. Ognuno
caparbiamente affaccendato a correre,
a destra, a manca. Topi,
vaghiamo senza meta, senza scopi,
contenti di percorrere
il nostro labirinto; e ciascheduno
per dimostrare chi è, e
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Canto di quella donna, la pulzella
vergine, santa e indomita guerriera;
senza pietà i nemici suoi flagella,
vince una guerra persa; bella e fiera,
terminerà i suoi giorni in una cella
che lascerà per ardere qual cera;
o forse no; ché in ciò che si
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Genesi
Il mondo l’ho creato un po’ per gioco,
sai quanto mi annoiavo a stare solo!
L’eternità è vasta, e mica poco;
vediamo, ora m’impegno, è il mio ruolo:
in fondo sono Dio e, poffarbacco,
è mia la pena e il dono: onnipotenza
(vuol dire che
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Su, lasciati toccare, mia dolcezza,
permetti che ti sfiori sulla bocca
di un bacio lieve come una carezza;
all’orizzonte il sole già si abbiocca
e cede il passo ad una luna fioca;
un campanile, lungi, che rintocca
col suono molle di campana
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Già, parlami di pace, io me la rido.
La pace, ah! Quale beffa, che finzione!
Per il nemico alcuna compassione,
al mio orecchio è musica il suo grido.
Soltanto alle mie forze io mi affido,
e fanno impallidire anche il ciclone!
Io sono il
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La tua carezza brucia sulla pelle,
la pelle di quest’uomo traditore;
quel vile tradimento senza onore
dovuto non all’animo ribelle,
ché quando è necessario e pure impelle
sfuggire l’onestà, virtù, e candore
nessuno dirlo mai potrà un errore.
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Cammino lesto nella notte fredda e buia,
lontano, nello sfondo, luci splendono.
Ricordo ancora quando quelle calde fiamme,
lo spirto zoppo e stanco, reso gelido
dai tuoi rifiuti, tinti d’ogni vana attesa,
il morto spento cuore già
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Ovunque volga gli occhi, vedo nastri
di mille e più colori luccicanti
che vagano nell’aria, fluttuanti,
nascondono alla vista luna ed astri.
Il vento li sbatacchia in ogni dove,
nessun di loro oppone resistenza;
ne restano in balìa; quale
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