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Rosario Salvatore Di Modica
Le sue 98 poesie in Amore
Un urlo silenzioso, disperato,
a squarciagola pur se sono muto
gridato a te che amo e che sei sorda;
e l’eco di quell’urlo, rimbalzato
su morbide pareti di velluto
dall’universo stesso già deborda,
poi fonde spazio e tempo in un boato;
e mi
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Abbandònati. Lascia che ti porti
per vie e per sentieri inesplorati,
per fiumi di cannella, verso porti
su mari di sospiri, abbandonàti.
Àlzati e, nuda, danza. E non opporti.
Nella passione fummo trascinati
da forze irresistibili e più
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Io sono l’amante del vento.
Mi bacia poi corre lontano...
è un abbraccio amaro, un lamento:
mi lasci la mano.
Io sono lo sposo del mare.
Mi avvolge, carezza; ma intanto
mi trascina; e devo annegare,
ma senza rimpianto.
Io sono il riflesso
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Da qualche parte, nella fantasia,
in quel reame magico entro me,
in un castello fatto di poesia
viveva una regina col suo re.
Nutriti dell’amore e di allegria,
incuranti del quando e del perché,
fra una carezza e una birbanteria
l’uno per
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La luna che per noi fu come madre
benevola ci guarda su dal cielo,
sorride alle tue labbra avide e ladre
e alle carezze e ai baci a cui anelo.
Ma sulle gote pure e sí leggiadre
cupo discende lento un triste velo
che fra le pieghe dolorose ed
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E mi nascondo dietro frasi dotte.
La speranza si culla sull’attesa
ma la disperazione sulla resa;
trascorso il giorno giunge mezzanotte:
mi arrendo a te, signora della notte!
Una fiammella é inutilmente accesa,
ché quando l’ombra incombe e si
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Qui comincia la storia emozionante
in versi che mi ostino a dir poesia,
più prossimi a miserrimi lamenti.
Che donna! Mai noiosa, anzi eccitante
miscuglio di ragione e di pazzia,
le labbra rosse e gli occhi rilucenti
di quella luce propria del
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"rendez- vous"
È nostro il mondo ed è disabitato,
vuoto di gente, intenti e di speranze;
e vuoti pure noi e disillusi,
ma follemente immersi nel peccato,
intrecciando le dita in folli danze,
nudi, abbracciati, gli occhi semichiusi
ad
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Odo distinti i cori ed i sussurri
delle genziane azzurre; le corolle,
fragili imbuti colmi di rugiada
vibrano piano al vento di ponente.
Volgo lo sguardo a manca, verso il mare.
Salmastre tamerici, sulla rena,
sudano gocce chiare come
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Un dì, se non venisse meno il senno
negatomi il balocco tanto ardente,
Madonna Caterina, un vostro cenno
aspetta il triste amante e una risposta:
dov’è il futuro se non c’è il presente?
Raccapricciante, rugginosa rosta,
infissa nelle carni
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Di gente ne conosco forse troppa,
e di ogni tipo, il santo e pure il losco;
c’è chi sta fermo e chi col vento in poppa;
c’è pure chi galoppa col pensiero
e taglia e cuce, strappa e poi rattoppa;
ma non li ascolto, non ne fò mistero.
Sarò
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Solàre la mia donna, anzi radiosa;
con quel suo fare lieve e frizzantino,
col ridere soave ed argentino
la vita rende sapida e gustosa.
Sempre accondiscendente, mai lagnosa,
mi arde come un ceppo nel camino
che lévati Afrodite. Me meschino,
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Se mai qualcuno me l’avesse detto
che sarei stato ladro per amore:
a me, uomo probissimo e dottore!
Avrei risposto: "non te lo permetto!"
Ma fu siccome fu. Quel fazzoletto
intriso di rossetto e del tuo odore
per me valeva più del mio onore:
lo
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Nel tempo che una foglia cade e muore
dall’albero che a lungo l’ha nutrita,
nell’attimo che Zéfiro l’odore
di quella foglia, che oramai appassita,
mischiandolo confonde al petricóre,
nel battito di ciglia in cui la vita
che è frutto e
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Nei giorni dell’allarme
ti scrivo questo carme;
ché in fondo cosa importa
sia lunga oppure corta:
la vita va vissuta
fra lacrime e risate,
scucita e ritessuta:
purché trascorsa fra le braccia amate.
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Risuona fra la gente
e sempre più
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