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Rosario Salvatore Di Modica
Le sue 98 poesie in Amore
Sebbene sembri cosa assai banale
e paiano cavati dal cassetto,
fidatevi, lo scrivere un sonetto
richiede un tempo che é sesquipedale.
Mi chiedo perché insisto a farmi male
cercando il verso bello e ahimè perfetto
per quella idea che, semplice
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Io, che di donne me ne faccio un baffo!
Asperrimo corsaro e bucaniere
ne ho avute, cittadine, anche boere,
amanti sia di Marte che di Saffo;
un bacio, una carezza, poi le arraffo
e cosa importa, belle oppur megere
finiscono stipate nel
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Se amare è possederti, io non ti amo.
Se lacrime sgorgassero, che sia,
ma lacrime di gioia, ché sei mia;
pure non fosse vero, noi fingiamo.
Non so cos’è l’amore, ma ti bramo
perché tu rendi vera la bugia,
sciolti nella più splendida alchimia
di
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In quell’inverno del sessantanove,
in mezzo a tuoni, fulmini e saette
tirava i primi fiati la bebè.
E la Natura stessa ne tremava
trovandosi di fatto resa schiava
da quel momento e comprendendo che
nascoste dietro forme sì perfette
celavansi
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Bisbiglia lieve, appena un fil di voce,
un languido "buongiorno", la mia bella,
capace di cangiar tempesta e croce
al semplice ammiccare, in pioggerella;
né celo o taccio quanto ami osservarla,
eteree carni ed il capello bruno,
velata da lenzuola
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È un canto? No, un lamento, anzi un richiamo;
verbigero e bofonchio assai sovente,
da solo e parimenti fra la gente:
pur se mi dànno noi non ci capiamo.
Se verbigrazia avessi a dire "ti amo"
(mirabili parole, eppur cruente),
in bocca,
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Socchiusi gli occhi, aspetto un’occasione
vivendo nell’attesa di un momento
che forse è stato; più non lo rammento.
Tu fuggi; resta il mare, una canzone,
e quell’odore caldo (un’alluvione
di lacrime sul collo nudo al vento
che bagnano di amaro
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All’ orizzonte scorre il tempo perso,
e sfuma lentamente e infine scema
nel cielo grigio che fu un tempo terso;
e nel mio cuore qualche corda trema,
mi accascio sul selciato, qui, riverso.
Ah non vi è cosa che io più non tema
che l’annaspare,
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Un tavolo, del vino, una candela,
le dita che si cercano, intrecciate,
l’amore va tessendo la sua tela.
Divine le fattezze e delicate,
come si addice a un angelo e mi aggela
il profanare quelle forme amate
fosse anche col pensiero; chi si
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Preziosa come un petalo di rosa,
con quegli occhietti piccoli e lucenti,
scricciolo colmo di birbanteria;
se volli in vita mia giammai qualcosa
fu lo sfiorar le labbra tue frementi;
porgi la mano ed indica la via;
sei molto più di quanto ho
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Ho preso casa in fondo alla tua vita;
mi affaccio alla finestra: dá su un muro;
su questa strada senza via d’uscita
non scorgo né il passato né il futuro,
il come e il quando perdono ogni senso
quando sussurri piano il tuo "perché?"
Non c’è
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Da qualche tempo ho in mente un chiodo fisso;
un’ áncora gettata nel soqquadro
riempie il vuoto dentro un nero abisso.
Da questo chiodo penzolava un quadro
dipinto con ardore, poi rescisso;
i brani sparsi al vento, pur leggiadro,
nel corridoio
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Come il tifone nasce dalla brezza
e sbuffa e cresce e infine, trova freno;
questa passione inver non fu dammeno,
né per intensità, né per ampiezza.
Venne quel giorno e crebbe la certezza.
Credetti di potere fare a meno
di baci, di carezze, del
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Sorseggio l’aria ad ogni sordo spiro,
eppure non esclamo "io respiro!".
Le tue censure, accolte;
avrò forse sbagliato, delle volte;
ma certamente mai per un dispetto,
e chiamo a testimonio pure Iddio.
A me parsero poche, ed a te molte
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Non ho pretese e sono assai frugale;
e mi accontento; bevo dalla vita
centellinando sorsi dal boccale,
seduto ad una tavola imbandita.
Mi basta poco per non viver male:
una mollica; basta sia squisita;
ché l’uomo non è più di un animale:
lo
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